L’esperienza di volontariato di Paula è terminata… e a distanza di qualche giorno dal suo ritorno in Spagna ha condiviso con noi alcuni pensieri sulla sua esperienza per poter essere fonte di ispirazione per altri giovani che vorrebbero affacciarsi al mondo del volontariato europeo.
Ecco qui direttamente dalle sue parole cosa ha rappresentato per lei questa esperienza e come ha deciso di candidarsi al nostro progetto “Friends at work”:
“Quando mi è venuta in mente l’idea del volontariato, non conoscevo l’esistenza del Corpo europeo di solidarietà (ESC).
Ho iniziato a fare ricerche su vari siti web per capire come avrei potuto farlo e la maggior parte dei progetti che trovavo prevedevano una quota da pagare o garantivano solo alloggio e alcuni pasti, come nel caso del sito web di worldpackers.
Invece i progetti ESC includono alloggio, trasporto e una paghetta mensile. Questo è il motivo per cui ho deciso di fare questo tipo di volontariato.
Ho scoperto il programma ESC grazie ad un video su TikTok. Da li ho trovato il sito e l’ho guardato per un mese prima di iniziare a candidarmi. Ci sono così tanti progetti diversi, tanti paesi da scoprire, che non sapevo proprio quale scegliere… quindi ho fatto richiesta a diversi progetti e ho fatto diversi colloqui.
Fino a quando non ho deciso il mio progetto! Non so davvero se è stato per il clima in Italia, perché la città ha una spiaggia o perché mi piaceva l’idea di lavorare anche con persone con disabilità mentale. Inoltre non mi faceva star serena l’idea di partire senza avere maggiori informazioni e alcuna opinione, motivo per cui ho trovato una ragazza che si era offerta volontaria lì prima di me e le ho chiesto informazioni sulla sua esperienza e se me lo consigliava.
È sempre bene consultare le opinioni dei volontari precedenti poiché possono darti una mano con tutto ciò di cui hai bisogno.
Così è arrivato il giorno! Il 17 gennaio sono arrivata a Trani, quella che sarebbe stata la mia città per i successivi quasi 8 mesi, ed ho incontrato lì alla stazione chi sarebbe stata la mia compagna di viaggio per tutta l’esperienza, Louisa.
Salire su un aereo senza conoscere assolutamente nessuno, né la lingua, non è facile. Non dico che sia andato tutto benissimo perché è vero che gli inizi non sono mai facili. Abbiamo iniziato le prime due settimane con un corso intensivo di italiano per capire meglio la lingua e perché come abbiamo scoperto poi, a Trani nessuno parla inglese, ecco perché sia io che la mia coinquilina ci siamo dovuti adattare e attualmente posso dire di avere più o meno un buon livello di italiano.
Questa conoscenza della lingua mi ha aiutato ad avere un rapporto migliore con le persone al lavoro e a potere creare la mia cerchia di amici, che sono tutti italiani tranne la mia coinquilina che è tedesca.
Durante la mia permanenza in Italia ho conosciuto persone di tutte le età, alcune completamente diverse da quelle a cui ero abituata e questo mi ha fatto crescere come persona in altri ambiti, sviluppando maggiore pazienza ed empatia. Con alcune di queste persone mi aspetto di restare in contatto (anche se sono pessima a rispondere ai messaggi!) e di poterci rivedere, chissà se a Trani, in Spagna o magari in un’altra città visto che sono sempre in viaggio. Nel tempo trascorso qui ho utilizzato il mio tempo libero per viaggiare e scoprire ogni città vicina o meno vicina ma ho ancora molte città e cose da vedere in Italia quindi sono sicura che tornerò.
Per quanto riguarda il lavoro, abbiamo svolto attività per promuovere l’inglese nella comunità, giochi educativi come l’escape room, attività divertenti ed educative con persone con disabilità (come quella del memory) e attività di psicomotricita.
Posso dire che durante la mia permanenza lì, interagendo solo con la gente del posto, ho adottato molte cose della cultura del paese, ad esempio, sono già esperta nella cucina dei taralli e so fare i panzerotti, ho visto come si balla la pizzica e uso già il tipico gesto della mano che usano tutti gli italiani.
Essendo ormai quasi tranese, torno a casa molto triste ma felice di aver potuto vivere questa esperienza e la consiglio a chiunque si stia magari chiedendo se farla oppure no.
Vivere all’estero per un anno non è facile, ma anche tornare a casa non è facile, soprattutto se ti è piaciuto il tempo trascorso lì.
Inoltre volevo ringraziare in modo particolare la mia organizzazione Petit pas aps per aver reso possibile tutto questo e anche il centro Jobel, la biblioteca comunale di Trani, l’organizzazione Time-aut e Trani autism friendly”.
PAULA REIG CAMACHO
Grazie Paula per ever deciso di dedicarci il tuo tempo… torna quando vuoi. Trani è casa tua
Se anche tu pensi che questo tipo di esperienza possa essere una buona opportunità per te, consulta il Portale Europeo per i Giovani, e trova il tuo progetto ESC.
Se hai bisogno di maggiore supporto e di un’organizzazione di invio, scrivi a petitpasaps@gmail.com